L’overtourism rappresenta oggi una delle sfide più complesse e dibattute nel settore del turismo. Le conseguenze di un flusso turistico incontrollato, come la congestione dei centri storici, la perdita di identità culturale e il degrado ambientale, impongono una riflessione profonda su come evolvere il settore in direzione della sostenibilità. Il fenomeno, che ha colpito destinazioni iconiche come Venezia, Barcellona e la Nuova Zelanda, non riguarda solo la sovrappopolazione temporanea, ma anche le modalità di fruizione dei territori.
Il Fenomeno dell'Overtourism: Dati e Impatti
Il turismo, in quanto settore chiave per le economie nazionali, è spesso visto come una forza positiva per lo sviluppo economico e la promozione culturale, ma la sua crescita incontrollata può portare a conseguenze gravi e indesiderate, soprattutto in Paesi ad alta intensità turistica come l’Italia. Qui, il turismo contribuisce in modo significativo al Prodotto Interno Lordo (PIL), rappresentando una fonte primaria di entrate per molte regioni. Tuttavia, l’espansione incontrollata degli arrivi turistici internazionali sta rivelando i suoi lati negativi, mettendo sotto pressione le infrastrutture locali, l’ambiente e la qualità della vita dei residenti.
Secondo uno studio dell’Eurispes, entro il 2030 il turismo globale raggiungerà un volume di 1,8 miliardi di arrivi, con l’Europa che ne assorbirà circa il 41%. Questo aumento esponenziale pone sfide enormi alle destinazioni già sovraccaricate, dove l’afflusso continuo di visitatori spesso eccede la capacità di carico delle infrastrutture. Le città d’arte come Venezia e Firenze, ad esempio, stanno già soffrendo per l’intensità dei flussi turistici, con un impatto evidente sulle risorse naturali e culturali, nonché sull’abitabilità delle città stesse.
Il turismo di massa sotto accusa
L’overtourism provoca effetti collaterali drammatici, come l’usura delle infrastrutture pubbliche e la saturazione delle reti di trasporto. Le destinazioni turistiche sovraccariche si trovano a dover gestire costantemente un’elevata quantità di visitatori, il che porta a un maggiore consumo di energia e risorse idriche, oltre a un aumento del volume di rifiuti. Le isole del Mediterraneo, così come molte altre destinazioni insulari, soffrono in modo particolare, poiché la loro capacità di gestione dei rifiuti è spesso limitata dalle dimensioni territoriali e dalle risorse disponibili. Un rapporto delle Nazioni Unite ha messo in evidenza che in alcune piccole isole, un singolo turista può produrre fino a tre volte la quantità di rifiuti di un residente locale, con effetti devastanti sull’ambiente e sugli ecosistemi.
A livello sociale, l’impatto del turismo di massa è altrettanto significativo. L’aumento del costo della vita nelle aree turistiche sta spingendo molti residenti a lasciare i centri storici per spostarsi in periferia, alterando l’equilibrio demografico e sociale delle città. Inoltre, la domanda di affitti brevi a fini turistici ha generato un’impennata dei prezzi immobiliari, rendendo sempre più difficile per i residenti accedere a un’abitazione a prezzi sostenibili. A Firenze, ad esempio, gli affitti brevi hanno prodotto un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro, ma allo stesso tempo hanno aggravato il problema dell’abitare per i residenti, che si vedono costretti a competere con i turisti per le poche abitazioni disponibili.
Inoltre, un fenomeno strettamente collegato all’overtourism è il cosiddetto “turismo dei selfie“, una forma di turismo superficiale e fugace che si è diffusa soprattutto con l’avvento dei social media. Le piattaforme come Instagram e TikTok hanno contribuito a una trasformazione del comportamento turistico, incentivando la ricerca di esperienze esteticamente attraenti e perfette per i social media, piuttosto che una vera immersione culturale. I turisti si affollano in punti strategici per scattare foto da postare online, riducendo l’esperienza del viaggio a una serie di momenti condivisibili sui social. Questo approccio contribuisce a un ulteriore sovraccarico delle destinazioni, poiché i turisti si concentrano in pochi luoghi altamente fotogenici, spesso ignorando le altre offerte culturali e ambientali della regione.
Il turismo dei selfie, oltre a sconvolgere la vita quotidiana delle comunità locali, mina anche la sostenibilità a lungo termine del turismo stesso, poiché i visitatori si concentrano su esperienze effimere e superficiali, senza contribuire in modo significativo all’economia locale o all’arricchimento culturale. Luoghi come Venezia o l’Acropoli di Atene vedono masse di persone attraversare i loro centri storici senza fermarsi, senza spendere nei negozi o nei ristoranti locali, né interagire con la cultura del posto.
Questo tipo di turismo inoltre alimenta la problematica dell’overwaste: la rapida e breve permanenza dei visitatori porta a un consumo intenso di risorse in un periodo molto concentrato, aggravando le difficoltà di gestione dei rifiuti. La pressione esercitata sugli ecosistemi locali si fa ancora più acuta, poiché le aree con fragili equilibri naturali, come le isole o le città storiche, faticano a sostenere il volume di rifiuti e l’usura derivanti dal turismo di massa.
Slow Travel: Una Soluzione Sostenibile
Di fronte a queste criticità, è evidente che il settore del turismo deve rivedere le proprie priorità e adottare nuove strategie che siano più sostenibili e rispettose delle comunità locali.
Una delle risposte più promettenti è lo sviluppo di politiche orientate allo slow travel, che incoraggia un approccio più consapevole e meno frenetico delle destinazioni. Questo paradigma non solo mitiga gli effetti negativi dell’overtourism, ma offre anche la possibilità di creare esperienze di viaggio più autentiche e appaganti, in cui sia i viaggiatori che le comunità locali traggono beneficio. E’ una modalità di turismo che invita i viaggiatori a trascorrere più tempo in meno luoghi, promuovendo un contatto più profondo con le culture locali e una maggiore attenzione all’ambiente.
Secondo Amy Ermann, docente di marketing e commercio internazionale, il turismo lento promuove un coinvolgimento significativo con la destinazione e riduce la congestione. L’obiettivo non è viaggiare di meno, ma farlo in maniera più responsabile, creando un equilibrio tra turismo e conservazione. Questo modello offre un’opportunità per preservare l’integrità culturale ed ecologica delle destinazioni, mentre i viaggiatori acquisiscono una maggiore consapevolezza del loro impatto.
Strategie Operative per Ridurre l'Overtourism
L’adozione dello slow travel può essere accompagnata da una serie di misure politiche e gestionali volte a regolamentare i flussi turistici. Il recente rapporto dell’Eurispes ha messo in luce alcune delle soluzioni pratiche per migliorare la gestione del settore:
- Regolamentazione degli affitti brevi: è necessaria una normativa unitaria a livello nazionale che possa superare le differenze regionali, garantendo un controllo efficace dei flussi turistici nelle principali città d’arte.
- Incentivi fiscali e penalità: l’aumento delle imposte di soggiorno per i turisti, destinato a finanziare interventi di conservazione e miglioramento dei servizi urbani, può contribuire a riequilibrare i benefici e le esternalità negative generate dal turismo.
- Big Data e Intelligenza Artificiale: l’utilizzo di strumenti tecnologici avanzati può migliorare la gestione dei flussi turistici in tempo reale, prevenendo la saturazione delle destinazioni e garantendo una fruizione sostenibile.
- Decentralizzazione delle attrazioni turistiche: valorizzare territori meno conosciuti e redistribuire i flussi su una scala geografica più ampia ridurrebbe la pressione sulle destinazioni più iconiche, permettendo una scoperta più equa del patrimonio culturale e naturale.
- Promozione del turismo sostenibile: campagne di sensibilizzazione sul turismo responsabile e la creazione di incentivi per viaggiatori attenti all’ambiente sono essenziali per promuovere abitudini di viaggio più etiche.
Conclusioni
L’overtourism non è un fenomeno che può essere eliminato con semplici restrizioni o penalizzazioni, ma richiede un approccio olistico e innovativo. Il turismo lento rappresenta una via efficace per riconciliare la necessità economica di un turismo fiorente con l’urgenza di proteggere le destinazioni più vulnerabili. Attraverso una combinazione di regolamentazioni, incentivi e un cambiamento di mentalità da parte dei viaggiatori, è possibile ridurre l’impatto del turismo di massa e promuovere un modello di sviluppo sostenibile che preservi le risorse naturali e culturali per le generazioni future.
In definitiva, per mitigare l’overtourism, non si tratta di viaggiare meno, ma di viaggiare meglio.
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Scritto da:
Giampiero Lascaro
- Pubblicato il: Settembre 17, 2024