Cos’è la vendita in bundle, come non farsi ingannare.

Cos’è la vendita in bundle? Una strategia di vendita al dettaglio di prodotti correlati in un’unico acquisto, legati dalla tipologia e l’utilizzo.

Acquistare in bundle può essere comodo e conveniente, spesso si tratta di prodotti che necessariamente dovremo acquistare insieme, come ad esempio smartphone + custodia protettiva, batterie + caricabatterie, fotocamera + obiettivo; altre volte si hanno sconti maggiori nell’acquisto combinato.

Scopriamo di cosa si tratta e a cosa prestare attenzione per non farsi ingannare.

Indice

La vendita in bundle nel dettaglio.

Il bundling, come già detto, è una strategia di marketing per vendere due o più prodotti in un’unico pacchetto abbinati per tipologia ed utilizzo.

A volte nella vendita in bundle, i prodotti sono raggruppati come upsell o cross-sell.

  • Con l’upsell l’obiettivo è quello di convincere il cliente a passare ad un prodotto superiore. Ad esempio promuovere uno smartphone migliore di quello che il cliente vuole mettere nel carrello.
  • Con il cross-sell invece si promuovono prodotti correlati ad altri in un gruppo. Si possono ad esempio suggerire delle scarpe da basket insieme all’acquisto del pallone, o una batteria nuova per uno smartphone ricondizionato.

Altre volte la vendita in bundle coinvolge i prezzi, cioè con l’acquisto di prodotti correlati si ha uno sconto maggiore, o nell’acquisto di più articoli un valore aggiunto ( ad esempio un prodotto gratis).

Tutti i retailer hanno un obiettivo comune, guadagnare di più ed anche per la vendita in bundle come per le altre strategie di marketing l’importante è che ci sia trasparenza, cioè che il prezzo finale sia chiaro e comprensivo di prodotti e servizi accessori. 

Non é andata così per Mediaworld, sanzionata dall’Antitrust per un totale di 3,6 milioni di euro per “aver imposto l’acquisto di prodotti accessori” e attuato “modalità di promozione ingannevoli”.

Vediamo nel dettaglio a cosa prestare attenzione quando si parla di vendita in bundle.

Quando la trasparenza si appanna. Alcuni esempi di vendite in bundle poco vantaggiose.

Acquistare in bundle può essere conveniente specie se quegli articoli erano già sulla nostra lista dei desideri o avremmo comunque dovuto comprarli in un secondo momento come ad esempio per smartphone e custodie protettive.

 A volte però alcuni rivenditori attirano i clienti con promesse di prezzi stracciati ma una volta arrivati alla cassa si scopre che il prezzo non è quello comunicato e che anzi viene imposto l’acquisto di prodotti che lo fanno lievitare maggiormente.

Questo accade molto nel settore dell’elettronica di consumo, come per il caso di Mediaworld, con i volantini che mostrano smartphone in offerta a prezzi convenienti, ma in negozio si impone l’acquisto della pellicola protettiva con 20/ 25 euro in più di quanto preventivato.

Anche nel mondo del gaming stessa cosa, consolle di videogiochi da acquistare insieme a joystick e videogiochi che fanno aumentare del doppio il prezzo di partenza, per non parlare di pc e notebook venduti con l’aggiunta di pacchetti software e dei televisori che diventano oggetti da abbinare al servizio “pronto all’uso” dal costo variabile (dai 14,90 ai 69,90 euro).

In poche parole, tattiche di vendita poco chiare che coinvolgono prodotti molto richiesti dal mercato come smartphone di ultima generazione, tablet, consolle, Smart Tv, e dei quali i costi non sono affatto trascurabili per cui vengono proposti spesso attraverso promozioni e offerte.

L' inganno di Mediaworld.

L’Autorità Antitrust, come già detto, ha sanzionato Mediamaket, la società che detiene e controlla il marchio Mediaworld a causa di pratiche commerciali scorrette. 

Nello specifico l’AGCM ha individuato che gli articoli spesso presentati come in promozione, sia nei volantini che nei cartelli pubblicitari all’interno dei negozi, venivano abbinati e venduti insieme a un accessorio, attraendo così il consumatore che finiva per pagare un prezzo superiore, diverso da quello pubblicizzato.

 Per l’Antitrust questa pratica è in grado di “limitare considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori in relazione al prodotto da acquistare e li induce – con modalità surrettizie – ad assumere una decisione commerciale per l’acquisto di un prodotto che non avrebbero altrimenti preso, violando il dovere di diligenza e integrando una pratica commerciale scorretta.”

L’indagine è partita dalla segnalazione di alcuni consumatori, per cui è bene sapere che segnalare le irregolarità porta a risultati concreti. Mediamarket – dunque Mediaworld – è stata sanzionata per 3,6 milioni di euro: 3 milioni aumentati del 20% per la recidività.

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